LA GROTTA DELLA SANTACCIA

In fondo alla attuale via del Paradiso, sul lato sinistro di quella incisione torrentizia denominata "Fosso Scuro", l'erosione operata dalle acque ed il crollo di uno strato di conglomerato hanno originato questa piccola cavità, quasi interamente aperta a valle, denominata "Grotta della Santaccia", vale a dire grotta della maga o della strega.

L'interno della grotta offre al visitatore un affascinante spettacolo di stalattiti e di stalagmiti, e a metà circa della caverna sorge una struttura, formata da materiale di sedimentazione, sulla quale sembra si praticasse il culto della dea Turan, la Venere dei Sabini e degli Etruschi, che consisteva nella prostituzione sacra.

Secondo la leggenda tale culto fu soppresso nel VI secolo da San Lorenzo Siro, ma più verosimilmente la pratica dello stesso si protrasse sino all'anno mille, e cessò quando nelle vicinanze venne edificata la chiesa di S. Maria in Turano (oggi ridotta a casale agricolo).

Alla Grotta della Santaccia è legata una leggenda ancora viva nelle campagne sabine, la quale viene tramandata oralmente di padre in figlio: quella del diabolico serpente chiamato "u Regulu", il Regolo, la quale si basa sulla convinzione che uccidere un serpente senza schiacciargli la testa, bensì tagliandolo in due, possa provocare conseguenze nefaste, poiché mentre la parte del serpente con la coda muore, la parte con la testa sopravvive.

Il serpente, seppur mutilato, si nasconde in qualche anfratto, e inizia a covare odio per gli uomini che lo hanno così mal ridotto, subendo anomale trasformazioni: la ferita si rimargina, ma al posto della coda si forma una escrescenza simile ad un capezzolo, il corpo si gonfia e si scurisce fino ad assumere l'aspetto di un barilotto, sulla testa spuntano le orecchie e la trasformazione si completa con la crescita sul dorso di una cresta simile a quella dei draghi.

A questo punto il Regolo esce dal suo nascondiglio in cerca di vendetta, e così si avvicina alle abitazioni degli uomini in cerca di una madre che allatta il suo bimbo, e quando la trova aspetta che si addormenti, e a quel punto il subdolo essere sale sul grembo della donna e offre il suo capezzolo al bambino, il quale così sugge il suo veleno.

In base alla quantità di veleno ingerita il bambino morirà, oppure, se sopravvivrà, crescendo diventerà una persona acida, meschina e spregevole: ancora oggi, in Sabina, alle persone particolarmente scontrose viene posta la fatidica domanda: ma chi ti ha allattato, u Regulu?

Uno di questi malefici esseri si aggirerebbe nei fossi che scorrono fra il Monte Tancia e Bocchignano, ma l'accesso a Montopoli e Poggio Mirteto gli sarebbe impedito proprio dalla presenza della Grotta della Santaccia, la quale fungerebbe da  scudo difensivo, e ciò a riconferma della tesi di coloro che affermano che qui veniva praticato il culto della dea Vacuna, la quale, se è corretta la sua identificazione con Angizia, dea dei Marsi che comandava ai serpenti, avrebbe avuto il potere di impedire al Regolo di risalire il Fosso Scuro.

 

 

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