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LE ORIGINI DEL
CASTELLO
Situato
in posizione strategica sulla cima di una collina, alla confluenza di tre
torrenti che vanno a formare altrettanti fossati naturali e con le sue tre
cinte murarie, l'antico castrum di Buccinianum é uno dei più antichi
e nobili castelli della Sabina.
L'origine
del toponimo é ancora oggi incerta, anche se esistono delle valide ipotesi in proposito: secondo alcuni il
nome trarrebbe origine dalla buccina, antica tromba di guerra
realizzata con un corno di vacca, (da cui buccinianum), mentre per
altri nel luogo in cui sorge il castello si trovava un tempio della dea
Vacuna (da cui Vacunianum), e vi è chi afferma che
l'origine del nome deriverebbe da un personaggio, tale Voconius,
menzionato in una iscrizione ritrovata nel territorio.
Molto probabilmente i primi a
fortificare lo sperone di roccia sul quale sorge il Castello furono i
romani, i quali vi insediarono un loro accampamento, e tale ipotesi
sarebbe confermata dalle tre incisioni visibili nella piazza antistante il
ponte levatoio (oggi Piazza S. Giovanni) le quali rappresentano il gioco
del filetto, apprezzato dai militari romani i quali lo usavano come
passatempo per ingannare il tempo durante i turni di guardia.
Le
prime notizie della sua esistenza risalgono comunque al settembre
dell'anno 939, quando Teodoranda,
vedova del Duca Franco Ingebaldo, reggente di Sabina, che probabilmente ne era stato il
fondatore, donò due parti del Castello e delle relative pertinenze all'abbazia di Farfa,
consegnandone simbolicamente le chiavi all'abate Campone, nel corso di una
suggestiva cerimonia che viene narrata nelle cronache farfensi dell'epoca.
L'abate Campone, che aveva dieci
figli, di cui sette femmine, con una falsa vendita trasferì la proprietà
del Castello di Bucciniano in dote ad una delle sue figlie, la quale sposò
Azzone, detto il Giudeo, il quale con la sua corte di libertini si insediò
nella Rocca.
Il figlio di Azzone, Adamo, per
evitare problemi con la potente Abbazia che reclamava il possesso del
Castello, ritenne opportuno disfarsene, cedendolo alla potentissima
famiglia romana dei Crescenzi, la quale era interessata a costituirsi un
patrimonio in Sabina.
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